l'Europa è ad un
punto di svolta
Il Covid e l’invasione dell’Ucraina, su piani diversi, hanno evidenziato limiti e potenzialità di un progetto che, nato a Roma sulla spinta della “visione” di Altiero Spinelli, si è arenato a Bruxelles nelle pastoie di una burocrazia che in questi anni si è concentra soprattutto sui tecnicismi regolatori avvilendo il sogno e l’orizzonte di un Continente forte, unito, volitivo.
Il Parlamento Europeo che uscirà dalle elezioni dell’8 e 9 giugno sarà chiamato a scelte decisive per il destino dei 28 Paesi che lo compongono; dal bilancio alla difesa comune fino all’individuazione di una piattaforma sociale che contenga diritti più stringenti per il mondo del lavoro e più strumenti per difendere e rafforzare le nostre imprese.
Soprattutto sarà necessario stabilire se l’Unione debba “mobilitarsi” solo nei momenti di emergenza e, magari, partorire ottimi provvedimenti come il Next generation Eu, o traguardare obiettivi più ambiziosi come quelli appena indicati da Mario Draghi in tema di “competitività” del Vecchio Continente rispetto al resto del mondo.
Come sindacalista, prima, e come Presidente della Regione Lazio, poi, ho avuto modo di confrontarmi con le Istituzioni europee utilizzando al meglio le tante opportunità che una azione politica attenta agli interessi del proprio territorio può cogliere.
Utilizzare - dopo averli, con coraggio, riprogrammati - tutti i fondi europei é stato uno degli obiettivi raggiunti dalla mia amministrazione che, all’epoca, si occupò anche di “formare” i dirigenti dei Comuni del Lazio affinché si potesse intercettare ogni risorsa messa a disposizione da Bruxelles.
Vivere, insomma, l’Europa come una fonte di sviluppo e non solo come “vincolo” é l’impegno con il quale mi candido a questa tornata elettorale in un collegio vasto e impegnativo come quello dell’Italia centrale che include oltre al Lazio, la Toscana, l’Umbria e le Marche.